A SPASSO NEL MOLISE

PIZZONE - Paese del Parco Nazionale d'Abruzzo, offre paesaggi stupendi, dalla natura ancora incontaminata: l'ampio pianoro erboso di Vallefiorita (a 1400 metri di altezza), i Monti della Meta e delle Mainarde, i prati della "Fosse" ,   i folti boschi  di faggio e l'acero  di valle Ura  con una  circonferenza di oltre 6 metri.  Aquila  reale, orso bruno marsicano, cervi ed altri ungulati popolano i folti boschi di faggio, scendendo non di rado a valle. Il Museo dell'Orso e l'Area faunistica dell'Orso Bruno Marsicano sono parte della diversificata offerta di Pizzone, che sintetizza il meglio di se nelle giornate di folklore e gastronomia dei mesi estivi.
Il toponimo nel 1320  è attestato in "Piczotum". Le origini del paese risalgono a prima del 1000, con la colonizzazione dell'Abbazia di San Vincenzo al Volturno; di questa Pizzone fu fuedo fino al XIV secolo; appartenne poi alla famiglia della Leonessa e dalla seconda metà del secolo fino al 1450, ai Caldora; ultimi feudatari furono i Cestari.

IL MOLISE DA SCOPRIRE E VISITARE      

 

                                                                                        

S. Vincenzo al Volturno, importantissimo centro religioso, economico e culturale risalente al VIII secolo. Gli scavi hanno riportato alla luce le strutture dell'antico complesso monastico e la cripta dell'Abate Epifanio con affreschi del IX secolo. Inoltre è possibile sostare sulle sponde del piccolo lago di Castel San Vincenzo, immerso in un contesto naturalistico incontaminato. Proseguendo ancora sulla Statale ci si imbatte nell'imponente mole del castello medioevale di Cerro a Volturno, che sorge su uno sperone roccioso in posizione dominante.

Dopo Carovilli, di cui vale la pena vedere le fortificazioni ed il tempietto italico risalente al II sec. a.C., con una leggera deviazione si giunge alla suggestiva area archeologica di Pietrabbondante, importantissimo centro civile e religioso dei sanniti Pentri. Il nucleo più rilevante del maestoso complesso ellenistico-italico è costituito da un teatro, che conserva ancora i sedili dalla peculiare sezione anatomica, un tempio e due edifici porticati ai lati di quest'ultimo. Si prosegue quindi sulla S.S. 86 "Istonia" fino ad Agnone, città d'arte, la cui origine sannitica è testimoniata dai resti delle mura ciclopiche e da numerosi reperti archeologici. Centro di grande interesse artistico e paesaggistico, Agnone è sede della Pontificia Fonderia Marinelli, attiva da almeno sette secoli, che si può visitare insieme all'attiguo e bellissimo Museo storico della campana. La città, inoltre, è rinomata per la lavorazione del rame e dei metalli preziosi, nonché per la  produzione di tipici prodotti dolciari.   

                                                                                                                                                                    

Ultima tappa dell'itinerario è Capracotta, comune situato a 1421 metri di quota, Importante località climatica e rinomata stazione sciistica, viene apprezzata soprattutto dagli appassionati dello sci di fondo. Poco distante dal paese, lungo la Strada Provinciale perPescopennataro, altra stazione climatica situata in un'area di grande valore naturalistico, si può visitare il "Giardino della Flora Appenninica", orto botanico di alta quota, che raccoglie notevoli specie floreali e arboree dell'Italia centro-meridionale. 

 

ESCURSIONI NATURALISTICHE AMBIENTALI

Capracotta-Il Giardino della Flora Appenninica di Capracotta è gestito dal comune altomolisano e dall'Università degli Studi del Molise, si estende alle pendici del Monte Campo, a circa 1500 metri di altitudine, su una superficie di circa 10 ettari. L'area offre la possibilità di osservare, in un luogo facilmente accessibile, un quadro dell'ambiente tipico, della vegetazione e della flora dell'Appennino centro-meridionale. Nel Giardino ogni pianta è indicata con un cartello su cui, oltre al nome della Famiglia, sono riportati il genere, la specie e la sottospecie. La vegetazione arborea spontanea è rappresentata da esemplari di Fagus sylvatica, Acer pseusoplatanus, Sorbus aucuparia, Agrifoglio (Ilex aquifolium) e Tasso (Taxus baccata) che, molto frequente sul Monte Campo, è stato reintrodotto nel Giardino. Nel sottobosco della faggeta sono presenti molte specie a fioritura precoce: Anemone appenninica, Corydalis cava, Viola reichenbachiana, Galantus nivalis (Bucaneve). I prati rocciosi risentono dell'aridità estiva mentre le fioriture più belle si possono osservare partendo da giugno a luglio [Centaura ambigua (endemismo) e Campanula glomerata, oltre a piante medicinali quali la Digitalis ferruginea]. Le zone umide fanno parte di una falda sorgiva all'interno del Giardino. Le specie più interessanti sono l'appariscente Epilobium angustifolium, l'Epilobum hirsutum, salici e giunchi. 

Le Abetine di Pescopennataro. Non è un caso che Pescopennataro venga definito "il paese degli abeti". Il suo territorio è infatti in gran parte ricoperto da un'estesa foresta di faggio, acero e soprattutto abete bianco. Il paesaggio è incomparabile ed acquista incredibile bellezza, specie in autunno, allorché le messi verde scuro degli abeti si elevano sui toni giallo-dorati dei faggi e degli aceri, creando tonalità ed effetti davvero stupefacenti. In questa naturale tavolozza di colori si incastonano i centri abitati di Capracotta e di Pescopennataro.

Il Bosco di Monte Capraro. Da una quota minima di m 1.035 s.l.m. raggiunge una quota massima di m 1.730 s.l.m. con una superficie di circa 195 ettari. La foresta ricade in agro di San Pietro Avellana, nell'ambito della Comunità Montana "Alto Molise" , a ridosso dell'omonima stazione sciistica di Monte Capraro, in agro di Capracotta. Essa costituisce oggi un esempio di gestione del territorio ad indirizzo silvano, impostata su criteri essenzialmente naturalistici, validi per la valorizzazione, anche in senso agrituristico ed ecologico, dell'intero comprensorio Alto Molisano. Gli esemplari di flora e fauna della foresta sono conservati nel vicino Centro Visitatori di Montedimezzo.

La faggeta è situata nelle quote superiori, mentre la cerreta occupa le quote inferiori. Nella fascia intermedia di transizione, ai margini medio-inferiori e sotto strada si evidenzia il bosco ceduo matricinato, composto da faggio e cerro con esemplari di acero spp., carpino spp. ecc. I rimboschimenti e rinfoltimenti con piantine di resinose esotiche, abete bianco con sporadica presenza di abete rosso, abete greco, cedro, ecc., eseguiti dagli anni '60 in poi per ripristinare la copertura arborea nelle aree nude non più richieste per il pascolo, hanno assicurato la copertura forestale con sviluppo notevole ed ottimi risultati. Il bosco sta riconquistando, anche spontaneamente, lo spazio sottratto dagli ex proprietari per far posto ai coltivi ed ai pascoli, allora necessari per trarre sostentamento in loco.

 La fauna è rappresentata da ghiandaie, tordi, merli, quaglie, ecc., da rapaci notturni (civetta, gufo, ecc.) e diurni (poiana, falchetti, ecc.). Sono inoltre presenti scoiattoli, ghiri, volpi, lepri e cinghiali. Queste ultime specie provengono dai lanci effettuati a più riprese dal Comitato Provinciale Caccia. Sono stati avvistati in foresta esemplari di daini e sono state rinvenute le tracce della presenza di lupi e orsi. Nei piccoli stagni presenti in foresta, il cinghiale trova refrigerio e riposo durante la calura estiva.

 Il bosco di S. Martino e Cantalupo è sito in agro di San Pietro Avellana ed occupa le basse pendici della catena del Monte Secine e del Monte Tocco. L'antico Feudo di S. Martino e Cantalupo, che intorno al XV secolo aveva un'estensione di circa 450 ettari, si è ridotto, nell'arco dei tre secoli successivi, agli attuali 215 ettari, per ampie e generalizzate usurpazioni perpetrate dalle popolazioni locali, specie nei periodi di gravi crisi politiche e socio-economiche. La realizzazione, durante la prima metà degli anni '80, della strada a scorrimento veloce, ha ulteriormente ridotto la sua superficie di altri 2 ettari circa. È una foresta demaniale regionale molto importante sia dal punto di vista silvano che come punto di riferimento dell'istituendo Parco Regionale, in quanto gestita secondo criteri naturalistici atti a favorire lo sviluppo del turismo di montagna.

La foresta Pennataro ha una superficie di 345 ettari, interamente ricadenti nel territorio di Vastogirardi. Il bosco è composto in prevalenza da Cerro e Faggio, mentre ai suoi margini sono Carpini, Aceri, Frassino minore, Perastro, Melastro, Nocciolo, Salici e Biancospino. Tale sito non è distante da altre importanti aree quali Montedimezzo, Monte Capraro, San Martino e Cantalupo; la foresta è delimitata dai borghi di San Pietro Avellana, Vastogirardi, Carovilli e Forli del Sannio e "custodita" dalla cresta frastagliata di Monte Pizzi. Varia ed abbondante è la fauna, rappresentata da uccelli come aironi cenerini, ghiandaie, quaglie; tra i rapaci troviamo poiane, gufi e falchetti mentre tra i mammiferi ci sono ghiri, scoiattoli, tassi, volpi, lepri e cinghiali. Le visite sono sempre possibili e, in località fonte S. Antonio, si può usufruire dell'area attrezzata per sosta, tempo libero e picnic, ove è consentito il campeggio naturalistico-scautistico, previa autorizzazione dell'Ufficio Amministrazione Foreste Demaniali per il Molise di Isernia.


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